Da L'Unità
Il protocollo di Kyoto va applicato. È un impegno da rispettare per più ragioni: per rallentare i cambiamenti climatici e imboccare la strada di un nuovo sviluppo, per la sopravvivenza stessa del pianeta e per garantire un futuro ai nostri ragazzi. È questa la scelta compiuta da 140 Regioni di 60 Paesi presenti al Summit mondiale delle Regioni di Saint Malo, a cui hanno partecipato anche rappresentati dell’Onu e del governo francese. E proprio da un colloquio che ho avuto con i rappresentanti del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, è nata la richiesta alla Toscana di svolgere un ruolo di tutor di alcune regioni dell’Africa e dell’America Latina dove ancora non esistono esperienze in materia di lotta al cambiamento climatico. Ma a Saint Malo le Regioni, oltre a chiedere il rispetto del protocollo, si sono dette pronte a fare la loro parte in materia di clima, cominciando dal proprio territorio. Il metodo di calcolo delle emissioni nocive adottato dall’Ue è limitato, ristretto: non coinvolge neppure il 50% delle fonti di emissione ed è concentrato solo sui siti più consistenti. Fatto sta che più della metà delle emissioni inquinanti sfuggono al conteggio e all’impegno di riduzione. Ed è proprio qui che le regioni possono fornire il loro contributo più significativo, avendo competenze sul governo del territorio, sulla programmazione, sulla difesa dell’aria e dell’acqua, sull’uso e lo smaltimento dei rifiuti, sulla produzione di energia da fonti rinnovabili. Le Regioni possono quindi attivare azioni importanti per ridurre le emissioni nocive in atmosfera e contribuire al rispetto del protocollo di Kyoto. Questo è esattamente quanto sta accadendo in alcuni Paesi. In Spagna, dove le Regioni lavorano insieme al governo e, con loro iniziative, contribuiscono al rispetto di questo impegno. O in Francia, dove si è scelto di destinare i finanziamenti comunitari solo ai progetti che prevedono una riduzione delle emissioni.Le Regioni italiane presenti al summit - Veneto, Piemonte, Toscana, Lombardia - condividono l’obiettivo dell’Ue per la difesa dell’ambiente e sono pronte a fare la loro parte. Queste Regioni sono in sintonia con l’Europa e in controtendenza con il governo che taglia tutto ciò che va oltre i propri interessi di bottega, mostrando disinteresse per la salute del pianeta e opponendosi tenacemente agli obiettivi di riduzione fissati dall’Ue. Queste Regioni hanno detto all’Europa che l’emergenza clima non è posticipabile; che la strada verso una maggiore efficienza energetica e una maggiore autonomia dal petrolio non penalizza le imprese; che puntare sulle rinnovabili significa sviluppo sostenibile e indipendenza energetica; che si può aumentare il proprio export grazie alla certificazione ambientale. Che insomma investire sulla difesa del pianeta conviene. A tutti.
venerdì 31 ottobre 2008
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1 commenti:
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