martedì 28 ottobre 2008

Ritorna il "vuoto a rendere", mai più bottiglie usa e getta

Da Affari & Finanza

Compri il latte. Paghi anche la bottiglia. E ti restituiscono i soldi, una ventina di centesimi, quando riporti il contenitore al negoziante o al supermercato. Scene quotidiane in Italia, fino a trenta, quarant’anni fa. Poi la febbre dei consumi ha tolto l’impiccio di tempo e del trasporto in più per far posto all’usa e getta, nel migliore dei casi affidato alla raccolta differenziata. Scaricando sull’ambiente uno spreco vissuto come piccola comodità. Un lusso che ora non è più possibile permettersi. Nemmeno in Inghilterra dove c’è una proposta di legge, partita dal ministero dei rifiuti, per rendere obbligatorie le buone pratiche di una volta. E negli Stati Uniti, in una dozzina di Stati, è in vigore l’utilizzo del vecchio sistema, regolato dal Bottle Bill, che ha diminuito fino al 70% i rifiuti di lattine, cartoni e vetro. Mentre in Germania e nei Paesi scandinavi è una prassi mai caduta in disuso. Le bottiglie vengono igienizzate e poi di nuovo riempite, senza passare per il riciclo del vetro e la fabbricazione di nuovi contenitori. Riciclare una bottiglia integra consente un risparmio energetico 5 volte superiore alla fusione del vetro rottamato e permette di riutilizzare un contenitore più di 50 volte. E il ritorno del vuoto a rendere contagia anche l’Italia del mondo delle bevande, messo alle strette dai rincari che stanno erodendo anche qui i consumi. L’iniziativa è partita in sordina nel 2007 nel corso del convegno nazionale di Italgrob, la federazione nazionale dei grossisti e dei distributori di bevande. Il tema del meeting era "L’unità", il fare rete tra imprese, come condizione per lo sviluppo del settore". E uno dei primi progetti della filiera è il rilancio nel Bel Paese del vuoto a rendere. «Il ritorno del contenitore a rendere — spiega Edi Sommariva, direttore generale di Fipe, la federazione italiana dei pubblici esercizi — può essere a nostro avviso la strada giusta per una nuova valorizzazione dell’intero settore dell’Horeca, il consorzio dei distributori, e per una sensibilizzazione del mercato sul tema della salvaguardia dell’ambiente e anche della sicurezza sociale. Non possiamo ignorare le bottiglie di vetro abbandonate e poi utilizzate per atti vandalici». Per poter essere realizzato concretamente il progetto ha bisogno della collaborazione di tutta la filiera, dai produttori che «dovranno impegnarsi nella creazione di confezioni dedicate, ai distributori, chiamati a rivedere tempi e modalità di consegna dei prodotti, fino agli esercenti, che dovranno imparare a gestire diversamente i propri stock». Tra Italgrob e Horeca nascono così un osservatorio comune e un nucleo di studio sul vuoto a rendere. Si tratta però di ripartire quasi da zero. Basta prendere l’esempio della birra, consumata dagli italiani per il 45% dei volumi venduti, fuori casa. Nei paesi europei prevalgono le bottiglie con vuoto a rendere. Il mercato italiano vede, invece, secondo i dati resi noti durante la fiera di settore, il Simei, la netta prevalenza delle bottiglie a perdere (oltre 2/3 delle vendite), mentre le bottiglie a rendere pesano solo per l’8%.

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