Dal Sole 24 Ore
Se va bene, il pacchetto europeo "clima ed energia" potrebbe avere tra dodici anni sull'Italia un impatto pari all'1,4% del Prodotto interno lordo. Non sono bazzecole. E il peso per l'Italia sarebbe assai più grande rispetto agli altri Paesi europei. Se venisse accettato lo scenario più morbido proposto dalla Ue, i costi per l'Italia sarebbero nell'ordine dei 181,5 miliardi complessivi tra il 2011 e il 2020, pari a una media di 18,2 miliardi di euro l'anno esclusi gli effetti indiretti. Quali effetti indiretti non contabilizzati dovrebbero essere sommati? La fuga dell'industria verso Paesi senza gli eurovincoli ambientali, per esempio. Per usare le parole di un documento riservato di Palazzo Chigi, «in un attuale contesto di stagnazione economica questi costi paiono aggravati dalla maggiore difficoltà ad effettuare gli investimenti aggiuntivi». Il documento riservato, messo a punto lunedì dal Governo, è la posizione ufficiale di Palazzo Chigi sul pacchetto europeo "clima ed energia" e sarà presentato la settimana prossima agli altri Paesi europei.Il pacchetto Ue, sostenuto dal commissario europeo all'Ambiente, il greco Stavros Dimas, dice che entro il 2020 l'Europa deve ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica, deve migliorare del 20% l'efficienza energetica e deve alimentarsi al 20% con energia da fonti rinnovabili.La posizione italiana dice che «l'impatto di costo risulterebbe molto elevato per l'Italia e per l'Europa a fronte di modesti risultati in termini climatici, qualora gli impegni siano unilaterali da parte dell'Europa. Appare, quindi, opportuno l'inserimento di clausole di revisione degli strumenti e della tempistica dei target che verifichi una larga adesione degli altri Paesi industrializzati e dei Paesi emergenti». L'adesione dei Paesi non europei serve anche a evitare la delocalizzazione industriale.
giovedì 9 ottobre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento