venerdì 13 febbraio 2009

Le Alpi puntano sulle rinnovabili

Qualcosa sta cambiando nell'industrializzazione del settoreenergetico nei territori delle regioni alpine: «Sono fili d'erba, esperienze piccole e apparentemente fragili se confrontate con i colossi metropolitani internazionalizzati e quotati, eppure, se si avvicina lo sguardo si scoprono realtà solide, capaci di innovazioni d'eccellenza, che praticano un radicamento nel territorio senza chiusure localiste». È quanto vuole documentare il convegno " L'arco alpino nella green economy. Tradizione, ricerca e innovazione della piattaforma alpina" che si terrà il 16 febbraio al Mart di Rovereto (Trento) e che riguarderà fortemente il Piemonte, regione alpina per antonomasia. Il punto di partenza del convegno – promosso congiuntamente da sette Comitati locali Unicredit del Nord Italia (con un ruolo organizzativo e propulsore del comitato di Trento-Bolzano) in collaborazione con le edizioni locali de Il Sole 24 Ore, "NordOvest" e "NordEst" – è la ricerca che il Consorzio Aaster ha realizzato per l'occasione.Aldo Bonomi, direttore del Consorzio, sottolineerà che «venuto meno il vecchio patto che strutturava i rapporti tra i territori alpini e i grandi produttori di energia utilizzatori della risorsa idrica», queste stesse aree «vedono oggi la presenza di attori locali come filiere di impresa, utilities, agenzie, politiche pubbliche, capaci di essere essi stessi agenti di una modernizzazione endogena e non più importata dall'esterno nel campo delle energie "sostenibili".La ricerca ha individuato nel Nord-Ovest due esperienze esemplari del cambiamento che è in corso nelle regioni alpine: il successo dell'attività della società " Electro power system" di Alpignano, vicina all'area pedemontana torinese, nell'ambito dei sistemi energetici a idrogeno ( si vedano gli articoli de Il Sole-24 Ore Nord-Ovest del 27 febbraio e del 24 dicembre scorsi) e la regionalizzazione della governance idroelettrica in Valle d'Aosta, con la Compagnia valdostana delle acque. Il primo caso è segnalato nellaricerca non solo per a ver realizzato un brevetto unico a livello mondiale, l'Electro 7 tm, ma soprattutto per aver promosso una rete di scambio tecnologico e una cooperazione con nuclei di imprese presenti sul territorio regionale. «L'aspetto più interessante del modello valdostano – precisa la ricerca Aaster – accanto al ruolo forte dell'istituzione regionale autonoma, è rappresentato dal riutilizzo degli utili per l'ammodernamento e l'efficientamento delle infrastrutture idroelettriche esistenti e la diversificazione della produzione di energia, attraverso la creazione di impianti e piccole filiere legate alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico». (dal Sole 24 Ore)

A questo link, potete leggere cosa ne pensa dell'energia responsabile Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni.

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