Dagli all'untore: le nuove norme Ue volute dalla lobby verde mettono al bando gli schermi piatti, dice il Giornale. E uno studio giura: anche internet inquina
Milano - Adesso ce l’hanno con Google. Hanno i loro siti, i blog, le community, le newsletter, le mail. E vogliono spegnere tutto, i motori di ricerca, se non internet direttamente, se stessi, che alla fine non sarebbe nemmeno una cattiva idea. I pasdaran dell’ecologicamente corretto si sono messi lì da bravi e hanno fatto quattro calcoli nuovi: ogni ricerca compiuta con Google produce sette grammi di Co2 contribuendo così ad aumentare pure lui il riscaldamento della temperatura del pianeta. Cioè con una sola ricerca su internet ti puoi scaldare un paio di tazze di tè, visto che consumi praticamente la stessa quantità di anidride carbonica. «Google gestisce enormi centri dati in tutto il mondo che consumano un’enorme quantità di energia ed ha perciò un nefasto impatto ambientale» ha sentenziato triste e negativo il professor Alex Wissner-Gross, fisico ricercatore dell’università di Harvard, citato dal britannico Times.
La navigazione su una semplice pagina, soprattutto su quelle dei siti ambientalisti di ogni ordine e grado, insiste il prof, produce circa 0,02 g di Co2 per secondo, che cresce, ovvio, se accompagnate da foto, filmati o animazioni. Sentenza che fa il paio con un altro studio americano che ha dimostrato come il settore dell’information technology, computer, telefonini, calcolatori e dintorni, è responsabile per il 2 per cento delle emissioni di Co2 in tutto il mondo, cioè praticamente la stessa percentuale prodotta dall’aviazione civile tutta. Per comunicazione e voli low cost meglio puntare sul piccione viaggiatore, due solo con una fava.
Ma ce n’è un’altra. Anche il televisore al plasma a schermo piatto è formalmente alla sbarra, accusato di crimini contro l’umanità, sentenza firmata dall’Unione europea in persona. L’Independent giusto ieri si è premurato di ricordare che le nuove direttive ultra restrittive dell’Unione europea in materia di protezione dell’ambiente e risparmio energetico, che Londra dovrà rispettare a partire dal 2015, potrebbero avere immediate, clamorose ed economicamente pesanti conseguenze un po’ dappertutto.
La direttiva punta infatti a ridurre drasticamente i consumi domestici mettendo fuori legge molti elettrodomestici, se non tutti. E vittime designate sono i pur molto desiderati supertelevisori al plasma, che l’Independent definisce i «Suv del salotto» che consumano quattro volte di più delle tv tradizionali. Anche noi del resto avevamo il sospetto che spegnere le trasmissioni della De Filippi o di Cucuzza sarebbe servito a combattere una volta per tutte l’effetto serra.
Il problema è che negli ultimi 30 anni il numero di apparecchi tv e gadget annessi e connessi in Inghilterra è quasi triplicato, più di 60 milioni di esemplari, senza contare ferri da stiro, lavastoviglie, videogiochi e compagnia suonante. Ma gli ultrà verdi sono fatti così: a Berlino forano le gomme delle auto, a Parigi spengono le luci dei negozi, a New York vietano l’acqua in bottiglia. E quando a Chernobyl scoprirono che la vita selvatica era tornata prepotente a vivere nei trenta chilometri attorno al reattore esploso, se ne uscirono con un «dovremmo buttare scorie radioattive anche in Amazzonia contro gli sfruttatori».
Niente luci, niente riscaldamento, tranne il bue e l’asinello, niente spostamenti, se non in bici o a piedi, niente frigoriferi, niente tv e giornali di carta, vasche da bagno, aria condizionata. Hanno come progetto politico la ricostituzione delle Repubbliche marinare ma se provi a dirgli qualcosa fanno i permalosi. Perché alla fine è l’uomo la vera peste del pianeta. Ma che volete fare: anche morire inquina...
lunedì 12 gennaio 2009
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