Bisogna uscire dalla recessione puntando sulle energie rinnovabili. Perché la schiavitù dal petrolio produce danni costosissimi. Parola di economista. colloquio con nicholas stern dell'Espresso
Due anni fa, fece tremare il mondo calcolando che i danni dei cambiamenti climatici sarebbero costati fino a un quinto del Pil mondiale, e che tagliare le emissioni dei gas responsabili dell'effetto serra, anidride carbonica innanzitutto, costerà a sua volta l'1 per cento del Pil mondiale. Una montagna di soldi, ma non basteranno: sir Nicholas Stern lo scorso giugno ha dichiarato di essere stato troppo ottimista. Data la velocità con cui sta cambiando il clima, frenare l'effetto serra costerà al mondo non l'1, ma il 2 per cento del suo prodotto interno lordo. Ex vicepresidente della Banca mondiale ed ex capo del servizio economico del ministero britannico, baronetto e professore alla London School of Economics, Lord Stern of Brentford è uno degli economisti più famosi al mondo. E dal 2006 è anche quello più amato dagli ambientalisti, grazie alla pubblicazione di un rapporto, commissionato dal governo britannico, sui costi e i rischi del global warming. Oggi, sir Nicholas è pronto a stupire di nuovo, perché, secondo lui, l'attuale recessione mondiale non è l'inizio della fine, ma una chance di realizzare finalmente l'utopia di uno sviluppo sostenibile. Professore, la crisi economica è un'occasione per combattere i cambiamenti climatici?"Dalla crisi dovremmo trarre una lezione importante, cioè quella di guardare avanti e metterci nelle condizioni di calcolare in anticipo i rischi legati alle nostre azioni. Dalla recessione dovremo uscire e per farlo dovremo porre le basi per una crescita duratura. Abbiamo visto gli effetti di una crescita guidata dalla bolla edilizia. E prima di quella, di una guidata dal boom delle azioni di siti Internet che erano ipervalutati prima ancora di essere on line. Per evitare un'altra bolla, serve una fonte di crescita che duri qualche decennio".Le tecnologie pulite?"Abbiamo di fronte un cambiamento tecnologico di dimensioni paragonabili all'introduzione delle ferrovie, dell'elettricità, dell'automobile, delle tecnologie dell'informazione. Una rivoluzione energetica e industriale di importanza storica. E quelli che vi entrano per primi, che per primi ne vedono le opportunità, se la caveranno meglio".Lei calcola il costo dei cambiamenti del clima tenendo fede alle previsioni fatte dai modelli climatici: ci dobbiamo fidare?"Sono modelli complessi, ma il principio sottostante è semplice. Noi immettiamo nell'atmosfera ogni anno una quantità di anidride carbonica pari a circa sei volte la quantità di questo gas che essa già contiene. Di questo passo, all'inizio del prossimo secolo la temperatura media mondiale sarà, con tutta probabilità, più alta di cinque gradi centigradi di quella attuale. Un aumento enorme, che renderebbe l'Italia simile al Sahara, e in Africa costringerebbe milioni di persone a migrare".E che rapporto c'è tra queste previsioni climatiche e i loro costi economici?"Non agire comporta rischi enormi. Ad esempio: i vostri nipoti vedranno con tutta probabilità l'Italia devastata. Non lo sappiamo per certo, ma c'è una probabilità di almeno il 50 per cento che questo accada. Un rischio che nessun paese razionale accetterebbe di correre. È molto difficile calcolare queste cose dal punto di vista economico, ma in ballo ci sono cambiamenti sulla scala di guerre mondiali, o peggio. Un costo che, facendo una media nel tempo e attorno al mondo, si aggirerà sul 10-15 per cento del Pil".I suoi modelli hanno ricevuto critiche perché si basano si bassissimi tassi di sconto: uno dei nodi principali nel dibattito sui cambiamenti climatici è il valore da attribuire al danaro futuro. In una tipica analisi sui costi e i benefici di un investimento, gli economisti abbassano il valore delle spese e dei guadagni previsti nel tempo. Usando i tassi normalmente usati dagli economisti, i danni causati dai cambiamenti climatici apparirebbero più contenuti di quelli da lei previsti, e tagliare i gas serra meno conveniente. "In realtà, adottando giudizi di valore differenti le nostre stime cambiano poco. C'è solo un modo per annullare il peso di tutti questi effetti, ed è usare un tasso di sconto puro molto alto. È sempre possibile sminuire i problemi futuri usando un tasso di sconto abbastanza alto. E in tal modo, ci si può dimenticare dei cambiamenti climatici. Ma questa non è teoria economica. È semplicemente dire 'a me non interessa cosa accade in futuro, perché è nel futuro'. Quale persona considererebbe questo un atteggiamento etico?".Quindi spendendo qualcosa in più adesso, usciremmo dalla recessione con le tecnologie pulite, cogliendone grandi benefici..."Porremmo le fondamenta di una crescita reale, anziché di un momentaneo boom dei guadagni. C'è una differenza fra le due cose. In questo caso, però, potremmo ottenerle entrambe. E dovremmo".E i combustibili fossili? "Continuare a usarli alimenterebbe una bolla sul prezzo del greggio, che finirebbe per esploderci addosso, come si è iniziato a vedere a metà di questo anno. La International Energy Agency prevede che, nei prossimi cinque anni, passata la recessione, il barile salirà di nuovo a cento dollari. L'economia sarebbe strozzata da questo aumento, e ancor più dal fatto che l'uso di combustibili fossili per i prossimi cinquanta o cento anni creerebbe un ambiente avverso alla crescita. La high-carbon economy non è una opzione valida nel medio e lungo termine. Industrie in tutto il mondo stanno aprendo gli occhi, e persone lungimiranti stanno investendo sulle alternative. I governi potrebbero quindi rinvigorire la loro economia investendo, ad esempio, sull'efficienza energetica e sulle infrastrutture. Proprio adesso che Usa e Cina stanno cambiando atteggiamento sul problema, un'Europa indecisa avrebbe effetti devastanti".Ma gli interventi che lei propone peseranno suoi bilanci delle famiglie?"Ci sarà un aumento di spesa nel breve periodo, che costerà circa mezzo punto o forse un punto del Pil nei prossimi dieci anni, ma ne verranno benefici. Invece, saranno le persone povere a pagare il prezzo più alto se i cambiamenti climatici saranno ignorati. E sarebbe comunque possibile organizzare le cose in modo che i meno abbienti siano compensati per le bollette più care. Non è difficile, e qualsiasi sistema finanziario serio potrebbe farlo. In conclusione, recessione mondiale e nuova amministrazione Usa la rendono ottimista?"La crisi economica attuale è molto seria. Ed è fondamentale che l'Europa si muova assieme a Usa e Cina per espandere la domanda. Al contempo, però, dovremmo cogliere questa opportunità per alimentare una crescita low-carbon. Si dovranno immettere in fretta nuovi soldi nelle tasche della gente. Ma in parte lo si potrebbe fare investendo in infrastrutture e in efficienza energetica. Ci sono grandi opportunità in questo settore. E in un momento come questo, in cui l'economia rallenta, le risorse costano meno e possiamo avanzare con più forza in questa direzione".
mercoledì 21 gennaio 2009
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