venerdì 30 gennaio 2009

La Liguria scommette sull'eolico

La Liguria punta sul vento e preme l'acceleratore sull'eolico, pianificando di passare dalle attuali 10 a 150 pale entro cinque anni. Secondo il piano approvato ( con l'astensionedell'opposizione di centrodestra) mercoledì scorso in commissione, e destinato domani 29 gennaio all'esame dell'Aula, la regione arriverà così a una potenzialità produttiva di 120 Megawatt elettrici, contro gli odierni 9 MW che entrano in rete grazie alla forza di Eolo.Saranno largamente superati gli obiettivi eolici posti dal principale documento di programmazione in materia, il Pear (Piano energetico ambientale), approvato a fine 2003 con un arco di sviluppo al 2010. Il Pear, figlio della passata legislatura guidata da Sandro Biasotti, era teso a traghettare la Liguria dal 1,5% al 7% quanto a quota del proprio fabbisogno energetico soddisfatto con fonti rinnovabili. Una meta da raggiungere con un mix dato da biomasse e solare, un po' di eolico, molto idroelettrico (grazie ai 40 impianti già operativi), oltre che dai rifiuti solidi urbani "valorizzati". Va detto che quest'ultima previsione, fondata su tre inceneritori o comunque impianti per il cdr, sarà quasi totalmente mancata (eccetto la parte dovuta al biogas).La Giunta di Claudio Burlando, per mano dell'assessore all'Ambiente Franco Zunino, scommette ora sull'energia che deriva dalla forza delle correnti in quota. Secondo le analisi del Pear, in realtà, la Liguria ha in assoluto un potenziale eolico relativamente basso (non oltre i 13 ktep su base annua), ma per la conformazione geografica presenta areali assai ventosi. Nona caso sono in significativa crescita le installazioni ( impianti in vista per 6,8 MW) e le domande (6,9 MW in corso di autorizzazione). Nel medio-termine, sono previsti 25,7 MW prodotti dai moderni mulini sui crinali.La Liguria, sede di tre grandi centrali termoelettriche (Genova, Vado e La Spezia), da anni consuma all'incirca la metà della energia che " fabbrica" (secondo dati Terna, nel 2007 poco meno di 7mila GWh, contro i circa 12.500 prodotti). Per lo più cede l'elettricità ad altre regioni;svolge dunque una funzione-Paese che, con i debiti distinguo, assume anche in un altro contesto: è infatti la porta di valico per le rotte migratorie di molti uccelli che, in arrivo (esausti) da tutto il Mediterraneo, si dirigono a nord grazie ai varchi liguri. Proprio su questo aspetto, il testo del piano è stato limato fino all'ultimo: «Infine siamo riusciti a trovare una buona sintesi – è il bilancio del verde Carlo Vasconi, presidente della commissione – fra il giusto sviluppo dell'energia pulita e la tutela dell'avifauna, in una regione complessa e fragile. Con il piano la Liguria arriverà a soddisfare il 14% del fabbisogno tratto da rinnovabili». Il documento approda in Aula – dove naturalmente sono possibili emendamenti – corredato di una mappa dei siti con zone rosse. (dal Sole 24 Ore)

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