lunedì 26 gennaio 2009

I pionieri italiani della green economy

E se l'economia, il mercato del lavoro, lo sviluppo urbanistico, il flusso dei trasporti e perfino le abitudini di consumo alimentare e la scelta del tempo libero diventassero un unico indistinto ecosistema in movimento? Utopistica o semplicemente ambiziosa che sia, la corsa alla "green economy" è già iniziata nei laboratori e nei centri di ricerca, nelle università e nei capannoni industriali delle aziende prima ancora di diventare uno dei grandi slogan della rivoluzione Usa di Obama.Rilanciato in Italia dal leader dei democratici Walter Veltroni, lo slogan fa quasi sorridere chi sull'economia verde ha già scritto libri o meglio ancora ha già costruito brevetti e prototipi industriali.«La sensibilità politica sulla diversificazione delle fonti energetiche sta emergendo negli anni recenti, anche sull'onda del pacchetto Ue sul 20-20-20 (entro il 2020 il 20% di rinnovabili, il 20% di efficienza in più e il 20% di emissioni in meno). Ma di alcuni temi, ad esempio il solare, nella comunità scientifica si parla da almeno 30 anni –spiega Giovanni Fracastoro, vicedirettore del dipartimento di Energetica del Politecnico di Torino. –Tra università e aziende siamo già a collaborazioni in fase avanzata». Come il brevetto KiteGen, per il quale il Politecnico ha dato il suo supporto alla Sequoia Automation, l'azienda che ha trasformato il concetto dell'aquilone in un business: una centrale eolica ad asse di rotazione verticale che sfrutta i venti di alta quota.«Non solo – racconta ancora Fracastoro – a Torino lavoriamo sulle celle fotovoltaiche organiche, la "quarta generazione" di plastica che sarà in grado di produrre energia. Con la Ecotermica collaboriamo invece su nuovi impieghi dei girasoli per produrre energia rinnovabile». L'asse università-aziende, a dispetto dell'opinione diffusa e delle critiche ripetute, produce dunque i suoi frutti.La Ici Caldaie di Verona ha iniziato a battere la pista del risparmio energetico più di tre anni fa.«La nostra fortuna –racconta Alberto Zerbinato, a.d. dell'azienda – è stata l'incontro con il professore Ennio Macchi, direttore del dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, un visionario che ha messo a lavorare insieme chimici, meccanici ed elettronici. Con lui abbiamo collaborato al progetto per una centrale di cogenerazione che cancellerà il vecchio concetto di caldaia». La centrale di cogenerazione funziona a metano oppure a idrogeno, che viene poi convertito in elettricità in celle a combustibile: il calore che si sprigiona viene poi convogliato nel sistema di riscaldamento. Risultato: interi condomìni possono usare un'unica centrale per riscaldarsi e rifornirsi di elettricità. Con tre brevetti già registrati, Ici Caldaie si è piazzata prima nella graduatoria dei progetti di Industria 2015 riservati all'efficienza energetica. Da almeno un anno Industria 2015 è diventato una sorta di grande laboratorio dell'innovazione, una fucina di idee per la "green economy" del futuro dove le teorie sulla diversificazione energetica, l'economia dei trasporti, le nuove applicazioni chimiche e le elaborazioni informatiche diventano discipline al servizio di un unico obiettivo. Basta guardare all'altro bando di Industria 2015 che si è già chiuso, quello sui progetti per la Mobilità sostenibile dedicati allo sviluppo di veicoli intelligenti in grado di ottimizzare consumi e abbattere emissioni.

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