«Dovremo tagliare i gas-serra dell'85% Le alghe e una tecnologia ci salveranno», spiega in questa intervista al Sole 24 Ore
Se un combattente si vede dal fisico, Frederic Hauge è un combattente perfetto. Norvegese, 43enne, è così alto e imponente con, con quei riccioli biondi e le mani grandi, gli basterebbe una barba per sembrare un antenato vikingo. Ma un vero combattente, più che dal physique du role, si vede dalle vittorie. E Hauge, presidente della Bellona Foundation, già nominato "eroe dell'ambiente" da Time, di vittorie ne ha parecchie nel suo carnet. A cominciare da quella della sua Fiat Panda elettrica.«Nel 1989 –racconta Hauge di-vertito, durante una pausa del vertice climatico dell'Onu a Poznan, in Polonia – comprammo una Panda, convertita in auto elettrica. A Oslo, fui multato più volte, perché entravo con l'auto nel centro storico. Ne è venuta fuori una causa-simbolo, con la bellezza di 17 udienze. Ma la corte ci ha dato ragione e oggi le auto elettriche hanno libero accesso in città».Ovviamente c'è molto di più, nella storia di Bellona, nata nel 1986 su iniziativa di Hauge e di Rune Haaland. «Originalmente, il nostro compito era vigilare sul comportamento della Norvegia, un Paese drogato dalle proprie riserve petrolifere», oggi pienamente convertito alla causa ambientale – il Governo ha un piano per arrivare ad essere carbon neutral, a zero emissioni di carbonio, entro il 2050 –ma non così sensibile a quei tempi. «Quando parlai per la prima volta del carbon capture and storage, o Ccs – prosegue Hauge – ovvero della possibilità di catturare le emissioni di anidride carbonica e di pomparle nel sottosuolo per evitare che contribuissero all'effetto-serra, tutti mi risero dietro». Oggi, la tecnologia Ccs, in via di sperimentazione in Germania e in Australia, è già applicata da tempo a un pozzo offshore della norvegese StatoilHydro. E è certamente la soluzione più incensata e discussa fra i corridoi multietnici del vertice di Poznan.Frederic Hauge è venuto fino in Polonia per combattere la madre di tutte le battaglie ambientali: quella contro i gas con effetto-serra che stanno riscaldando il mondo. Non che abbia abbandonato gli altri fronti: Bellona ha ancora due uffici in Russia e continua a controllare i movimenti dei materiali radioattivi, anche dopo l'estenuante battaglia legale per salvare un suo collaboratore, Alexander Nikitin, finito in carcere per aver divulgato segreti di Stato. O meglio: per aver scritto un report sui problemi di sicurezza dei sottomarini nucleari della marina russa. Oggi però, c'è un pericolo più grande perché globale: il riscaldamento del pianeta.«Che il climate change sia una realtà è ormai fuori discussione», spiega il capitano Hauge. «Ora è il momento di agire. Per prevenire epiloghi catastrofici, il mondo industrializzato non dovrà dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2050, ma molto di più: fra l'80 e l'85%». Visto da Poznan, dove 192 Paesi del mondo hanno parlato per due settimane senza intese significative, se non la promessa di un nuovo trattato internazionale entro il 2009, sembra una missione impossibile. «E invece ci sono già le tecnologie e le esperienze industriali per farlo. Basta avere il necessario coraggio politico. Lo "Scenario Bellona" lo dimostra».Hauge parla del rapportoche ha presentato qui, poche paginette ma con un'ambiziosa visione di lungo termine: un futuro carbon negative. Ovvero un nuovo sistema energetico dove l'umanità, che negli ultimi due secoli ha aggiunto anidride carbonica e altri gas-serra all'atmosfera, a un certo punto, senza rinunciare al trasporto, al riscaldamento o a nient'altro, sottrae la CO2 dall'atmosfera. Algebricamente, l'impatto diventa negativo.Sarà che Hauge è abbonato a proporre idee molto avanzate che poi si realizzano, come quella del Css. Fatto sta, che è sicuro del fatto suo. Lo "Scenario Bellona" prevede che, sottraendo le emissioni a forza di energia rinnovabile, di efficienza energetica, di programmi per la riforestazione, cambiando un po' le abitudini e usando sistemi di Css per nascondere sotto il tappeto le emissioni delle ultime centrali termoelettriche, si può arrivare lontano. Ah già,in realtà c'è bisogno anche di un po' di energia carbon negative. Scusi, ma cos'è?«Basta coltivare delle biomasse adatte che, per crescere, assorbono CO2 dall'atmosfera. Dopodiché, queste vengono convertite in energia, in impianti moderni equipaggiati con sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio, o Ccs. Il risultato è che quell'energia è a impatto negativo di carbonio ». La tecnologia per fare tutto questo, assicura Hauge, c'ègià.E abbiamo già gli indizi sulla biomassa giusta: un'alga. «Dimentichiamoci di usare i terreni coltivabili per produrre energia», dice in polemica con il bioetanolo americano. «Certi tipi di alghe sono una soluzione perfetta. Lo dimostra Bill Gates, che ha investito una fortuna nella Sapphire, un'azienda che sta sviluppando un'alga capace di produrre biocarburante».Crede che tutto questo succederà davvero? «Sì – risponde il fondatore di Bellona senza esitazioni – perché se non vogliamo che la Groenlandia si sciolga (e che il lievllo dei mari si alzi di sette metri) scopriremo di dover essere molto più ambiziosi del previsto. Sono convinto che accadrà ».Alla fine però, resta un grande, amletico dubbio. Ma che vuol dire Bellona? «Quando cercavo il nome della fondazione, ho preso il vocabolario. Alla lettera "B" ero già stufo. E ho scelto Bellona, la dea romana ». Ma chi? La moglie di Marte, dea della guerra?Hauge scoppia in una grassa risata, e pare proprio la risata di un vikingo. «Sì. Ma era una che non combatteva per combattere. Sceglieva solo le guerre giuste». Fosse qui con noi oggi, farebbe anche lei la guerra ai gas-serra .
Che cosa fanno i grandi gruppi petroliferi per l’ambiente? Questo è quello che l’Eni, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno.
venerdì 19 dicembre 2008
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