giovedì 11 dicembre 2008

Effetto serra, Roma minaccia il veto alla Ue

Tratta da La Repubblica

Silvio Berlusconi parte per Bruxelles a testa bassa. Alla vigilia del delicato vertice Ue chiamato ad approvare la nuova Kyoto europea, il premier ha ribadito: «Anche se ci sono state molte concessioni, se i nostri interessi saranno colpiti non esiterò a mettere il veto». Dopo qualche giorno di toni pacati, dunque, l´Italia torna ad evocare la possibilità di mandare tutti a casa senza un accordo sul pacchetto climatico dell´Unione, linea appoggiata dalla presidente di Confindustria Emma Mercegaglia. L´appuntamento è per le tre di oggi pomeriggio, quando a Bruxelles confluiranno i capi di Stato e di governo dei 27. Fino a quel momento gli "sherpa" negozieranno ogni virgola del testo che la Francia - presidente di turno della Ue - metterà sul tavolo. Da lì partiranno i negoziati dei leader, che si annunciano tesi e lunghi. Intanto un appello a permettere all´Unione di entrare nella terza rivoluzione industriale - quella verde - lo ha lanciato il premio Nobel Al Gore, a Milano per accettare la cittadinanza onoraria dalle mani di Letizia Moratti: «Spero che gli italiani, d´accordo con la comunità scientifica, possano influenzare le politiche ambientali del governo», ha detto l´ex vicepresidente Usa paragonando l´opposizione al piano Ue alla guerra in Iraq: due decisioni basate «su false premesse» (nello specifico, quella che costi troppo).Il pacchetto prevede di dare seguito a Kyoto con un triplo impegno del 20% entro il 2020: taglio delle emissioni di CO2, incremento di efficienza energetica e fonti rinnovabili. E se dopo mesi di aspri negoziati si è trovato un accordo su auto ed energie rinnovabili, rimangono aperti i temi legati alla riduzione dei gas industriali: Italia, Germania e Polonia - che guida un gruppo di paesi dell´Est - chiedono aiuti per la loro industria. L´ex blocco sovietico dovrebbe ottenere un fondo per aiutare le imprese a uscire dall´epoca del carbone, la Germania uno sconto sulle quote a pagamento che danno diritto ad emettere CO2. L´Italia ha già ottenuto molto, ma vuole di più. Innanzitutto, insieme ai tedeschi, pretende la salvaguardia dei settori a rischio delocalizzazione: dal 2013 l´industria Ue dovrà pagare per inquinare e per evitare la fuga verso i Paesi dove farlo non costerà nulla, così la richiesta è di dare quote gratis ai settori più a rischio. Roma chiede anche di contabilizzare come energia pulita domestica quella prodotta all´estero (dove costa meno) e la definizione di come impiegare i 5 miliardi del bilancio comunitario destinati all´agricoltura ma non spesi: si teme che vadano a finanziare reti energetiche in concorrenza con i progetti dei gruppi italiani. L´ultimo no del governo è sull´impegno Ue ad andare avanti con il piano anche in caso di fallimento dei negoziati Onu che nel 2009 dovrebbero partorire la nuova Kyoto mondiale. Proprio per arrivare a quell´appuntamento con una posizione forte, il presidente di turno dell´Unione, Nicolas Sarkozy, vuole chiudere un accordo a questo vertice per poi convincere l´Europarlamento ad accettarlo.

Così le grandi aziende dichiarano di volere sensibilizzare le giovani generazioni sui comportamenti eco sostenibili. Il caso dell’Eni, guidato dall’ad paolo Scaroni

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