mercoledì 25 marzo 2009
Impatto ambientale, centrale a carbone di Porto Tolle ancora in stand by
Il governo incalza Stefania Prestigiacomo per un colpo d’acceleratore; il ministro dell’Ambiente attende il via libera della Commissione per la Valutazione dell’impatto ambientale (Via), che fa capo al dicastero; l’Enel minaccia di mollare tutto e di investire altrove i 2 miliardi preventivati per la realizzazione del progetto. Malgrado il pressing dell’esecutivo e il consenso di maggioranza e opposizione alla Regione Veneto, non si sblocca la riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle, che resta ostaggio della magistratura. Nonostante la sentenza di assoluzione con formula piena «per non aver commesso il fatto» pronunciata dalla Corte d’appello di Venezia che scagiona gli ex vertici dell’Enel, Paolo Scaroni e Franco Tatò, dall’accusa di aver procurato danni all’ambiente, la Procura di Rovigo continua a tenere sotto scacco governo, ministero e commissione Via. Per l’Enel l’emissione di polveri, anidride solforosa e ossido di azoto previsti per la conversione sarebbero a norma di legge. L’Ue ha persino stanziato 100 milioni per lo sviluppo di impianti per la cattura e il sequestro del CO2 nei pressi della centrale. Eppure i pm confermano l’impianto accusatorio contro il gruppo elettrico. Anzi, la Procura avrebbe diffidato la commissione Via dall’approvare, in tale situazione, il progetto in questione. Secondo quanto dichiarato dal presidente dell’organismo ministeriale in riferimento al fascicolo contro ignoti aperto dal sostituto procuratore, Manuela Fasolato, e dal procuratore Dario Curtarello, «persistono condizionamenti esterni che rendono impossibile esprimere serenamente un parere». Ci sarebbe, insomma, il timore di «incorrere in un reato per il semplice fatto di proseguire il regolare esame della pratica». Una situazione che ha indotto il Comitato d’Azione dei Lavoratori della centrale Enel di Porto Tolle a chiedere al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, «un’ispezione ministeriale alla procura di Rovigo». Ma la situazione ancora non si sblocca. E la posta è alta, perché senza il via libera ai lavori necessari riconvertire l’impianto, l’Enel ha già annunciato che guarderà «all’Europa dell’Est» per trovare siti più accessibili. (Da Finanza & Mercati)
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