Dal Sole 24 Ore
Dalle aule di Bruxelles dell'Europarlamento è stato lanciato ieri un grido d'allarme dal ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi: l'ampio pacchetto di misure comunitarie in discussione sul clima e l'energia avrà un impatto negativo sulla competitività del sistema industriale italiano e dell'intera Europa se non sarà temperato nei modi e tempi di attuazione. Modifiche necessarie anche alla luce di una congiuntura economica negativa, segnata da crisi finanziarie e alti prezzi delle materie prime, che pongono già le aziende del Vecchio continente sotto pressione.«Dobbiamo evitare di sottoporre le imprese europee a degli oneri cui non sono soggetti i concorrenti di Paesi terzi – ha spiegato Ronchi agli eurodeputati italiani – altrimenti si rischia la deindustrializzazione dell'Europa».Vincoli che rischiano di diventare particolarmente pesanti per il sistema produttivo italiano.Ronchi ha presentato perciò una serie di richieste che il Governo presenterà alla presidenza francese di turno e ai partner europei in occasione del prossimo summit Ue, che si terrà il 15 e 16 ottobre a Bruxelles. Proposte per tenere in adeguato conto delle esigenze, per esempio, dei settori energivori o affinchè non si chiedano sforzi eccessivi a un'industria automobilistica nazionale che è già ai primi posti in Europa per il basso livello di emissioni di Co2, anche per l'incidenza di una forte produzione di basse cilindrate. Il Governo italiano, ha precisato il ministro Ronchi, conferma l'adesione agli obiettivi riassunti nella formula 20- 20-20 (entro l'anno 2020 riduzione delle emissioni di gas serra del 20%,quota di energia rinnovabili pari al 20% dei consumi totali, incremento del 20% dell'efficienza energetica). Ma richiede alcuni puntuali adattamenti sia nei meccanismi di emission trading sia negli obiettivi sulle riduzioni di emissioni di CO2 delle auto che proprio oggi verranno votati dalla Commissione ambiente dell'Europarlamento. Una proposta di regolamento, che già penalizzava l'industria italiana, facendo sconti alle auto più pesanti, tipicamente prodotte dai costruttori tedeschi, e ora rischia di venire emendata in senso ancor più favorevole alla Germania.
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giovedì 25 settembre 2008
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