venerdì 3 aprile 2009
«La questione nucleare c'è solo in Italia». Verso il G8 dell'energia
Mentre il Senato è impegnato nella discussione sui temi dell'effetto-serra e del cambiamento climatico, le dieci aziende leader mondiali nella produzione di energia dei Paesi del G8 lavorano al summit annuale dell'E8 (l'organizzazione che le riunisce). L'appuntamento è già fissato per il 4 giugno a Roma, sotto la presidenza italiana dell'Enel.Dalla riunione, che il presidente dell'Enel Piero Gnudi ha voluto allargare ai rappresentanti di Brasile, Cina, Egitto, India, Messico e Sud Africa, scaturiranno analisi e raccomandazioni che saranno sottoposte agli otto grandi in occasione del vertice della Maddalena. In cima all'agenda c'è il cambiamento climatico, come spiega lo stesso Gnudi nella sua veste di presidente dell'E8.Perché il cambiamento climatico?È uno dei temi principali nell'agenda dei governi di tutto il mondo. Basti pensare a come lo ha cavalcato il Presidente Obama, e a come ora l'amministrazione di Washington lo abbia trasformato in uno strumento per dare nuovo impulso agli investimenti nella ricerca. Noi produttori di energia siamo responsabili del 23 per cento delle emissioni globali di CO2, ma siamo anche il settore che ha investito di più, e con successo, per ridurle. Vogliamo dunque mettere la nostra esperienza a disposizione della comunità internazionale con delle proposte che presenteremo agli otto grandi.Quali soluzioni prospettate?Innanzi tutto è necessario un grande sforzo tecnologico. Questa strada comporta però investimenti rilevanti, con ritorni molto dilazionati nel tempo. Per questa ragione, per trovare i finanziamenti necessari occorre un quadro normativo certo, stabile e accessibile, che metta le aziende in condizione di programmarli.Mi fa un esempio?Prendiamo gli incentivi alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Le regole che disciplinano la remunerazione di queste attività devono essere certe e non possono essere cambiate troppo frequentemente, perché altrimenti le aziende non avrebbero visibilità sul ritorno dei loro investimenti, e dunque rinuncerebbero a farli. In Italia il sistema degli incentivi è ben congegnato, ma manca di certezza nelle procedure autorizzative: prima di poter costruire un campo eolico si impiegano anni tra mille ostacoli burocratici, istanze ambientaliste e lungaggini amministrative.Quale altra soluzione proporrete per ridurre le emissioni di CO2?Non si può certo pensare di aggredire il problema con soluzioni in ambito regionale, o anche continentale. I meccanismi e le regole su questo fronte devono essere concepiti su scala globale, perché il tema del cambiamento climatico non conosce confini. I certificati di emissione della CO2 introdotti dal Protocollo di Kyoto, ad esempio, dovrebbero poter scaturire da progetti realizzati in qualsiasi parte del mondo, e senza limitazioni. Se davvero vogliamo attrarre investimenti, è dunque necessario che questi certificati non siano vincolati a quantità specifiche e a specifici luoghi. Quel che conta, infatti, è l'effettiva riduzione globale della C02. Allo stesso modo, dobbiamo pensare a soluzioni che consentano l'esportazione delle migliori tecnologie: se ad esempio applicassimo al parco centrali della Cina la tecnologia del carbone pulito introdotta da Enel a Civitavecchia, raggiungeremmo in un sol colpo gli obiettivi europei di riduzione della CO2.Nel G8 c'è un reale orientamento comune?Direi che esiste una comune consapevolezza delle sfide che ci attendono. Devo dire che sotto questo profilo l'Italia è un Paese virtuoso: in Europa, è il Paese che consuma meno energia per abitante, e soprattutto il nostro parco centrali è tra i più moderni ed avanzati. Questo per certi aspetti è un vantaggio, perché siamo all'avanguardia sul fronte del risparmio e dell'efficienza energetica, ma è anche uno svantaggio, perché qualsiasi ulteriore miglioramento presenta costi e difficoltà maggiori rispetto ai Paesi che sono più indietro di noi.L'Italia ha scelto la via del nucleare. Se ne parlerà all'E8?Tutte le imprese che fanno parte dell'organizzazione concordano sul fatto che il nucleare sia una delle strade che dobbiamo percorrere. L'Italia è l'unico Paese del G8 che non utilizza questa fonte energetica: questo del nucleare è dunque un dibattito tutto italiano, e quindi credo che l'E8 si limiterà a raccomandare di proseguire sulla strada del nucleare. Enel opera nel nucleare in Francia, in Slovacchia e Spagna, perché pensiamo che questa tecnologia debba far parte di un mix produttivo ben bilanciato insieme al carbone pulito e alle fonti rinnovabili.Qual è la nuova frontiera delle rinnovabili?La sponda meridionale del Mediterraneo, soprattutto per noi europei, presenta opportunità di crescita che non devono andare disperse. Tutti i Paesi rivieraschi dell'Africa settentrionale hanno vento e sole in abbondanza, e hanno ampia disponibilità di terra. Coniugando queste risorse con la nostra disponibilità di tecnologie e capitali, potremmo realizzare un grande progetto di sviluppo delle fonti rinnovabili. È un percorso però ancora tutto da realizzare, perché la centralità delle fonti rinnovabili è un concetto ancora troppo giovane nell'agenda dei governi del mondo. (Da Il Riformista)
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