domenica 5 aprile 2009
Energie rinnovabili, gli studi legali superconsulenti per i nuovi investimenti
Vento e sole per scacciare la crisi. Almeno per gli studi legali. Il settore delle rinnovabili, infatti, rappresenta oggi un business certo per gli avvocati. Grazie al sistema di incentivazione che rende gli investimenti sicuri e vantaggiosi per le imprese. Che però, nel dedalo amministrativo di autorizzazione e attivazione dei progetti, hanno bisogno dei migliori legali per districarsi tra normative nazionali e regionali che si accavallano ed evitare anni di attesa passati davanti a un Tar. Per questo, le firm stanno mettendo in campo i migliori esperti dell'amministrativo da un lato, per dare certezze al clienti in un campo minato, e della finanza dall'altro, per stringere accordi vantaggiosi sul finanziamento del progetto. Aggredendo un mercato che coinvolge promoter italiani, gruppi stranieri che sviluppano o acquisiscono progetti sulla Penisola, senza contare i miliardi di euro che stanno mettendo in campo le grandi compagnie come Enel, Eni o Erg per puntare sull'energia pulita nei prossimi anni. O le operazioni di joint venture che stanno siglando gli operatori energetici per mettere a fattor comune gli impianti. Ma l'espansione delle rinnovabili è assicurata anche dall'Unione europea, che ha fissato l'obiettivo di portarne il contributo al bilancio energetico totale al 20% entro il 2020.E oggi siamo ben al di sotto del 10%. E dal fatto che oggi l'Italia è il secondo importatore al mondo di energia elettrica senza figurare tra i primi dieci produttori, ed è uno dei paesi che la paga a più caro prezzo. In più, secondo una ricerca coordinata da Alessandro Nova, dell'Università Bocconi, e realizzata in collaborazione con Centrobanca, gli investimenti in impianti eolici, fotovoltaici, idroelettrici o a biomasse sono convenienti per le imprese sia in veste di fornitori di energia sia in qualità di utilizzatori diretti per i propri processi produttivi. Lo studio, in particolare, quantifica gli effetti economico-finanziari degli investimenti in energie rinnovabili sia nell'ipotesi di cessione dell'energia prodotta alla rete elettrica nazionale sia in quella di un utilizzo nell'ambito dei processi produttivi delle imprese finanziatrici. La redditività degli impiantiPer esempio, la ricerca Bocconi stima che un impianto idroelettrico, in grado di produrre due milioni di kwh l'anno e con una vita utile di 30 anni, è capace di assicurare un tasso interno di rendimento superiore al costo del capitale investito. E questo sia che l'energia sia completamente utilizzata per i processi produttivi industriali, sia che parte di essa sia venduta alla rete nazionale. In questo tipo di investimento, nel caso del 100% di autoconsumo il tasso interno di rendimento raggiungerebbe il 18,3%, rispetto al 7,5% del costo del capitale, con una rilevante generazione di valore per gli investitori. Il periodo di rientro dell'investimento, secondo lo studio Bocconi, sarebbe di otto anni nell'ipotesi di completo utilizzo dell'energia prodotta all'interno dei propri processi produttivi e si prolungherebbe di un solo anno se la metà dell'energia prodotta fosse venduta alla rete. Il conto energiaL'Italia, in questo momento, sta puntando in particolar modo sul fotovoltaico, avendo approvato il sistema di incentivazione conto energia (dm 19 febbraio 2007), esclusivamente indirizzato all'energia solare, in cui non viene elargito un contributo in conto capitale per l'acquisto dell'impianto, ma riconosciuta una tariffa incentivante ai kWh prodotti. Nello specifico, il decreto riconosce determinate tariffe agli impianti in esercizio in funzione della classe di potenza e del livello di integrazione architettonica. Le tariffe sono erogate per un periodo di 20 anni a decorrere dalla data di entrata in esercizio dell'impianto e rimangono costanti. Senza subire quindi aggiornamenti Istat, per l'intero periodo. Per gli impianti che entreranno in esercizio dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2010, inoltre i valori indicati dal decreto saranno decurtati del 2% per ciascuno degli anni di calendario successivi al 2008, rimanendo poi costanti per il periodo di vent'anni di erogazione dell'incentivo.Le compagnie elettricheMa quella dell'efficienza energetica sarà una sfida globale. Il summit annuale dell'E8, che si svolgerà il 4 giugno prossimo a Roma, coinvolgerà infatti anche i paesi dell'E5 (Cina, Messico, Sud Africa e Brasile mentre l'India deve ancora confermare la sua presenza). Tutti uniti per richiamare le istituzioni sulla necessità, per il settore dell'elettricità, di lavorare a stretto contatto con le autorità pubbliche per promuovere politiche che favoriscano lo sviluppo e il dispiegamento di programmi di efficienza energetica, oltre allo sviluppo di tecnologie avanzate a zero o a basse emissioni di anidride carbonica. In questo senso, le dieci maggiori compagnie elettriche del mondo nei paesi del G8, e cioè Aep (Usa), Duke Energy (Usa), Edf (Francia), Enel (Italia), Hydro-Québec (Canada), Kansai (Giappone), Opg (Canada), Jsc «RusHydro» (Russia), Rwe (Germania) e Tepco (Giappone), sono convinte che la sfida per la sicurezza energetica e la salvaguardia del clima «possono essere vinte solo con una rivoluzione tecnologica confortata da robusti investimenti». (da Italia Oggi7)
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