venerdì 28 novembre 2008

Pressing francese sul clima

Sarkozy vuole chiudere entro dicembre, dice il Corriere della Sera

Il negoziato sul pacchetto clima-energia sta arrivando alla stretta finale, meglio al suo momento della verità, anche se continua a non essere chiaro se alla fine il grande mercanteggiamento in corso si concluderà davvero con un accordo. La presidenza francese dell'Unione vuole assolutamente chiudere entro dicembre, tanto che già si ipotizza, qualora fallisse quello dell'11-12 dicembre a Bruxelles, un secondo vertice europeo per il 28 dicembre.Il tempo stringe, le scadenza incalzano: settimana prossima si riuniranno a Bruxelles i 27 ministri dell'Ambiente per fare il punto sulla trattativa, poi il 6 a Danzica il presidente francese Nicolas Sarkozy incontrerà i 9 paesi della coalizione dell'Est, capeggiata dalla Polonia, per cercare di vincerne le fortissime resistenze a un'intesa che,così come è,è giudicata inaccettabile per le prospettive di sviluppo delle rispettive economie, visti i costi proibitivi che la sfida ambientale imporrebbe ai rispettivi sistemi socio-economici.Obiezioni analoghe anche se niente affatto identiche a quelle dell'Italia. Poi l'8 a Bruxelles saranno i ministri degli Esteri Ue a tirare le conclusioni in vista del vertice dell'11-12. E comunque il 9, per non lasciar nulla di intentato, il cancelliere tedesco Angela Merkel volerà a Varsavia.Il pressing, insomma, si fa soffocante anche perchè i fautori dell'accordo temono che, se non si concluderà entro fine anno, con il passaggio della presidenza dell'Unione alla Repubblica Ceca a partire dal 1 gennaio, il negoziato si arenerà, visto il conclamato scetticismo di Praga sull'argomento.Dunque la partita per la riduzione entro il 2020 del 20% delle emissione di Co2, anche grazie al contributo del 20% delle rinnovabili e all'aumento del 20% dell'efficienza energetica, resta aperta.«Il successo non è garantito, siamo lontani da un'intesa esattamente come lo eravamo al vertice Ue di ottobre. È difficile capire come mai i paesi più ricchi che vogliono l'accordo non si muovano di un pollice» ha avvertito ieri a Bruxelles il ministro polacco degli Affari europei Mikolaj Dowgielewicz.

L'impegno sostenibile delle grandi imprese, vedi l'Eni

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