Trasformare gli scarti in materia prima per produrre energia pulita.
Questo l'obiettivo del Progetto europeo "Gr3, Grass to green gas",
presentato da Veneto Agricoltura nella sede del Consorzio di Bonifica
durante il primo di una serie di workshop organizzati nell'ambito di
"Gr3" di cui Veneto Agricoltura è partner.
"Il progetto, che
coinvolge 11 regioni europee, tra cui il Veneto - ha spiegato Giustino
Mezzalira, Direttore Settore Ricerca di Veneto Agricoltura - mira a
promuovere l'utilizzo degli sfalci d'erba derivanti dalla gestione del
territorio come risorsa per la produzione di biogas. L'energia
potenziale dell'erba proveniente dalla manutenzione di aree urbane,
agricole e protette rimane ampiamente sottoutilizzata in Europa".
Sono migliaia i chilometri di fasce erbose lungo i canali che il
Consorzio di Bonifica sfalcia regolarmente. Tonnellate di erba che
vengono tagliate, trinciate e lasciate in loco. "Un peccato perché
l'erba potrebbe essere utilizzata negli impianti di biogas - ha
commentato Antonio Tomezzoli, Presidente del Consorzio di Bonifica -
anche se ha un potenziale energetico minore del mais. Organizzandosi con
le strutture di stoccaggio e i macchinari adeguati si può rendere
conveniente un'operazione di manutenzione del territorio'' Le barriere
all'impiego dell'erba da sfalcio e dei residui erbacei sono
un'insufficiente conoscenza ed espansione di tecnologie idonee per la
falciatura, la conservazione e la digestione anaerobica di residui di
erba, l'assenza o mancanza di cooperazione tra gli operatori della
filiera e alcuni di natura giuridica. Veneto Agricoltura ha calcolato
che nei capoluoghi di provincia regionali e nelle zone turistiche
costiere come il lago di Garda, la raccolta derivante dallo sfalcio
potrebbe superare le 500 tonnellate l'anno di sostanza secca. Una
quantità sufficiente a rendere conveniente l'impiego nella produzione di
biogas. (fonte Ansa)
lunedì 30 giugno 2014
martedì 10 giugno 2014
Un bond per rilanciare le rinnovabili
Per rilanciare il settore delle rinnovabili piuttosto che una norma
'taglia bollette', conosciuta anche come 'spalma incentivi', sarebbe più
efficace "un meccanismo di emissione di bond che coinvolga il Gse
(Gestore servizi energetici) e la Cassa Depositi e Prestiti". La
proposta è della Federazione delle imprese elettrotecniche ed
elettroniche Anie Confidustria il cui presidente Claudio Andrea Gemme
spiega che questa misura è "di fatto, più efficace perché consente di
incidere sulla componente A3 della bolletta, ovvero quella degli oneri
di sistema che garantiscono dei risparmi molto più ingenti e immediati".
La ricetta di Anie Rinnovabili per lo sviluppo del settore, si legge in una nota, indica "innanzitutto, uno snellimento burocratico, realizzabile a costo zero, mediante una semplificazione delle procedure autorizzative, di connessione e di accesso alla rete che porterebbe a una diminuzione dei costi degli impianti fotovoltaici fino al 15-20%. È necessario poi - prosegue - così come più in generale nell'industria italiana, facilitare l'accesso al credito per le imprese, per esempio con l'introduzione di un fondo speciale (come il Fondo Rotativo di Kyoto) per garantire tassi agevolati. Altra misura sarebbe l'estensione della detrazione Irpef al 50% anche ai soggetti giuridici e il supporto incentivante alla sostituzione dell'amianto".
"Quello che serve all'Italia - secondo Gemme - è la pianificazione di una serie di azioni per lo sviluppo del settore industriale delle fonti energetiche alternative, che deve prescindere da interventi limitati e dalla portata insufficiente come la norma cosiddetta 'spalma incentivi'. Per fare questo, occorre che il nostro Paese torni a riprendersi un ruolo di primo piano nello scenario europeo, orientando e non subendo le scelte comunitarie. Ne va di tutta nostra industria manifatturiera, che è la seconda in Europa".
In occasione di un tavolo di confronto sul settore che si è tenuto ieri a Milano nella sede di Anie, il presidente dell'Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane) Alessandro Cremonesi ha espresso la volontà da parte del Comitato di aderire ad Anie Rinnovabili. (fonte Ansa)
La ricetta di Anie Rinnovabili per lo sviluppo del settore, si legge in una nota, indica "innanzitutto, uno snellimento burocratico, realizzabile a costo zero, mediante una semplificazione delle procedure autorizzative, di connessione e di accesso alla rete che porterebbe a una diminuzione dei costi degli impianti fotovoltaici fino al 15-20%. È necessario poi - prosegue - così come più in generale nell'industria italiana, facilitare l'accesso al credito per le imprese, per esempio con l'introduzione di un fondo speciale (come il Fondo Rotativo di Kyoto) per garantire tassi agevolati. Altra misura sarebbe l'estensione della detrazione Irpef al 50% anche ai soggetti giuridici e il supporto incentivante alla sostituzione dell'amianto".
"Quello che serve all'Italia - secondo Gemme - è la pianificazione di una serie di azioni per lo sviluppo del settore industriale delle fonti energetiche alternative, che deve prescindere da interventi limitati e dalla portata insufficiente come la norma cosiddetta 'spalma incentivi'. Per fare questo, occorre che il nostro Paese torni a riprendersi un ruolo di primo piano nello scenario europeo, orientando e non subendo le scelte comunitarie. Ne va di tutta nostra industria manifatturiera, che è la seconda in Europa".
In occasione di un tavolo di confronto sul settore che si è tenuto ieri a Milano nella sede di Anie, il presidente dell'Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane) Alessandro Cremonesi ha espresso la volontà da parte del Comitato di aderire ad Anie Rinnovabili. (fonte Ansa)
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